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Perchè il sistema sanitario cubano è il modello migliore per i paesi poveri

Per quanto furioso sia l’attuale dibattito sull’assistenza sanitaria negli Stati Uniti, esso è largamente irrilevante quanto al disegnare un percorso per i paesi poveri

dell’Africa, dell’America Latina, dell’Asia e delle isole del Pacifico. Ciò è dovuto al fatto che gli Stati Uniti sprecano forse dieci o venti volte quanto è necessario per un sistema medico buono e accessibile. Lo spreco è più del 30% a carico delle compagnie private di assicurazione. Comprende un enorme importo di cure eccessive, creazione di malattie, esposizione a contagi dovuta a eccessi di ospedalizzazione, concentrazione sulle patologie anziché sulle ricerche per la prevenzione e rende i poveri ancor più malati rifiutando loro le cure [1].

I paesi poveri non possono semplicemente permettersi un sistema sanitario simile. Ben oltre cento paesi guardano all’esempio di Cuba, che ha la stessa aspettativa di vita, settantotto anni, degli Stati Uniti, spendendo per persona annualmente il 4% di quanto spendono gli Stati Uniti [2].

L’idea più rivoluzionaria del sistema cubano è che i medici vivano nei quartieri che servono. Le coppie medico-infermiera fanno parte della comunità e conoscono bene i loro pazienti perché vivono nel (o vicino al) consultorio (ambulatorio) dove lavorano. I consultorios sono appoggiati dai policlinicos che offrono servizi fuori orario e dispongono di una grande varietà di specialisti. I policlinicos coordinano l’offerta sanitaria della comunità e sono collegati a iniziative sanitarie progettate a livello nazionale di cui curano l’attuazione locale.

I cubani chiamano il loro sistema medicina general integral (MGI). I suoi programmi sono concentrati sulla prevenzione delle patologie e sul loro trattamento quanto più rapidamente possibile.

Questo ha reso Cuba estremamente efficace nel controllare i problemi sanitari quotidiani. Avere ambulatori medici in ogni quartiere ha portato il tasso di mortalità infantile a Cuba al di sotto di quello statunitense e a meno della metà di quello nei neri statunitensi [3]. Cuba ha un record impareggiato nel trattare malattie croniche e infettive con risorse sorprendentemente limitate. Esse includono (con la data di sradicamento): polio (1962), malaria (1967), tetano neonatale (1972), difterite (1979), rosolia congenita (1989), meningite da orecchioni (1989), morbillo (1989), rosolia (1995) e meningite da tubercolosi (1997) [4].

L’integrazione, nel MGI, degli ambulatori dei medici di quartiere con cliniche di area e un sistema ospedaliero nazionale significa anche che il paese risponde bene alle emergenze. Ha la capacità di evacuare intere città durante un uragano, in larga misura perché il personale dei consultorios conosce tutti nel quartiere e sa chi chiamare per portare fuori pericolo i residenti disabili. All’epoca in cui New York (con circa la stessa popolazione di Cuba) aveva 43.000 casi di AIDS, Cuba aveva 200 pazienti malati di AIDS [5]. Emergenze più recenti come gli scoppi di febbre tropicale sono rapidamente seguite da mobilitazioni nazionali [6].

L’aspetto forse più sorprendente della medicina cubana è che, nonostante si tratti di un paese povero, Cuba ha inviato più di 124.000 professionisti dell’assistenza sanitaria a prestare cure in 154 paesi [7]. Oltre a mettere a disposizione medicina preventiva, Cuba invia squadre di reazione alle emergenze (come terremoti e uragani) e ha più di 20.000 studenti di altri paesi che studiano per diventare dottori presso la sua Scuola Latinoamericana di Medicina all’Avana (ELAM, Escuela Latinoamericana de Medicina) [8].

In un recente articolo sulla Monthly Review ho fornito descrizioni approfondite della partecipazione degli studenti dell’ELAM agli sforzi medici cubani ad Haiti, in Ghana e in Peru [9]. Quelle che seguono sono dieci generalizzazioni tratte dall’estesa esperienza cubana nello sviluppo della scienza medica e nella condivisione del suo approccio nei paesi poveri di tutto il mondo. Tali concetti costituiscono la base della Nuova Medicina Globale e sintetizzano ciò che molti autori hanno osservato in dozzine di articoli e libri.

Primo: non è necessario concentrarsi sulla tecnologia costosa come approccio iniziale all’assistenza sanitaria. I medici cubani usano le macchine che sono disponibili, ma hanno un’abilità sorprendente nel trattare le vittime di disastri con chirurgia sul campo. Sono molto consapevoli che la maggior parte delle vite si salvano con la medicina preventiva, ad esempio con la nutrizione e l’igiene, e che le culture tradizionali hanno un sapere curativo proprio. Ciò è in diretto contrasto con la medicina occidentale, specialmente quella dominante negli Stati Uniti, che utilizza tecniche diagnostiche e di trattamento costose come primo approccio e spregia gli approcci naturali e alternativi.  

Secondo: i medici devono far parte delle comunità in cui lavorano. Ciò potrebbe significare vivere nello stesso quartiere di un consultorio peruviano. Potrebbe significare vivere in una comunità venezuelana che è molto più violenta di una comunità cubana. O potrebbe significare vivere in tende d’emergenza in prossimità di dove le vittime sono ospitate, come hanno fatto le brigate mediche cubane dopo il terremoto del 2010 ad Haiti. O risiedere in una pensione di villaggio in Ghana. I medici addestrati a Cuba conoscono i loro pazienti conoscendo le loro comunità. In questo si distinguono nettamente dai medici statunitensi, che non ricevono alcun addestramento su come valutare la residenza dei loro pazienti.

Terzo: il modello MGI mette in evidenza rapporti tra persone che vanno oltre un insieme di fatti. Invece di memorizzare montagne di informazioni di improbabile utilizzo per la salute della comunità, cosa che devono fare gli studenti statunitensi per superare gli esami di medicina, gli studenti cubani apprendono quello che è necessario che rapportarsi con le persone nei consultorios, polyclinicos, ospedali da campo e villaggi remoti. Lungi dall’essere una seccatura, i corsi di studio su come le persone sono esseri bio-psico-sociali sono cruciali per la pratica quotidiana della medicina cubana.

Quarto: il modello MGI non è statico bensì in evoluzione ed è unico per ciascuna comunità. La medicina occidentale cerca la pillola adeguata a una data malattia. Nel suo approccio rigido, uno dei principali motivi della ricerca è scoprire una nuova pillola dopo che sono comparsi i primi “effetti collaterali” della pillola iniziale. Poiché la medicina tradizionale si basa su una cultura in cui è esistita da secoli, i modelli MGI evitano la futilità di cercare di imporre una visione occidentale ad altre società.

Quinto: è necessario adattare gli aiuti medici al clima politico del paese ospite.  Ciò significa utilizzare qualsiasi risorsa il governo ospite sia in grado e disponibile a mettere a disposizione, e convivere con limitazioni. Coloro che ospitano una brigata medica cubana possono essere amichevoli, come in Venezuela e in Ghana, oppure ostili, come l’Associazione Medica Brasiliana, diventare sempre più ostili come è successo dopo il colpo di stato del 2009 in Honduras, o passare dall’ostilità alla cordialità, come è successo in Peru con l’elezione, nel 2011, di Ollanta Humala. Questo è molto diverso dai soccorsi medici statunitensi che, come gli aiuti alimentari, fanno parte di un tentativo complessivo di dominare il paese destinatario e spingerlo ad adottare un modello occidentale.

Sesto: il modello MGI crea le basi per effetti sanitari spettacolari. L’addestramento alla medicina comunitaria preventiva, un desiderio di comprendere i curatori tradizionali, la capacità di reagire rapidamente alle emergenze e la comprensione delle limitazioni politiche garantiscono un successo sorprendente alle squadre mediche cubane. Nei primi 18 mesi del lavoro cubano in Honduras dopo l’uragano Mitch, la mortalità infantile è scesa da 80,3 a 30,9 casi su ogni mille nati vivi. Quando i professionisti della salute cubani sono intervenuti in Gambia, la malaria è scesa dai 600.000 casi del 2002 ai 200.000 di due anni dopo. E la collaborazione tra Cuba e il Venezuela si è tradotta in 1,5 milioni di correzione della vista a tutto il 2009. Kirk ed Erisman concludono che “quasi due milioni di persone in tutto il mondo devono la loro vita alla disponibilità di servizi medici cubani” [10].

Settimo: la Nuova Medicina Globale può diventare realtà solo se il personale medico mette le cure al di sopra della ricchezza individuale. A Cuba essere un medico, un infermiere o un addetto ai servizi di supporto e andare in missione in un altro paese è una delle attività più gratificanti cui una persona può dedicarsi. Il programma continua a trovare un crescente numero di volontari, nonostante i bassi salari che guadagnano i professionisti cubani della salute. C’è decisamente una minoranza di medici statunitensi che concentra la propria pratica nelle comunità a basso reddito che hanno le necessità maggiori. Ma non c’è alcuna dirigenza USA che compia uno sforzo concertato per ottenere che i medici facciano altro che inseguire i soldi.

Ottavo: l’impegno nella Nuova Medicina Globale è ora trasferito alla generazione successiva.

Quando gli studenti delle scuole cubane imparano a diventare medici, dentisti, o infermiere i loro istruttori raccontano loro le proprie esperienze di partecipazione alle brigate mediche in Angolo, Peru, Haiti, Honduras e in dozzine di altri paesi. Il Venezuela ha già sviluppato il proprio approccio al MIC (medicina integral comunitaria) che si basa sul MGI cubano ma se ne distingue [11]. Molti studenti dell’ELAM che lavorano in Ghana, come la Brigata Yaa Asantewaa, vengono dagli Stati Uniti. Apprendono gli approcci dei guaritori tradizionali in modo da completare le tecniche ghaniane con il sapere medico cubano.

Nono: il modello cubano sta rifondando la medicina in tutto il pianeta. Anche se più nota per i suoi successi in America Latina, Africa e Caraibi, Cuba ha offerto assistenza anche in Asia e nelle isole del Pacifico. Cuba ha offerto soccorsi all’Ucraina dopo la fusione del 1986 a Chernobyl, allo Sri Lanka dopo lo tsunami del 2004 e al Pakistan dopo il terremoto del 2005. Molti altri paesi che ospitano brigate mediche cubane desiderano che esse contribuiscano a riprogettare i loro stessi sistemi di assistenza sanitaria. Piuttosto che cercare di rendere disponibili a tutti costose tecniche occidentali, il modello MGI cubano contribuisce a ripensare come i sistemi sanitari possano soddisfare le necessità dei poveri di un paese.

Decimo: la Nuova Medicina Globale è un microcosmo di come poche migliaia di rivoluzionari possano cambiare il mondo. Non hanno necessità di vaste ricchezze, tecnologie costose o di un enorme aumento delle proprietà personali per migliorare la qualità della vita delle persone. Se dediti ad aiutare le persone imparando, contemporaneamente, da quelli che aiutano, possono prefigurare un nuovo mondo utilizzando con scrupolo le risorse che hanno di fronte. Tale attività rivoluzionaria contribuisce a dimostrare a un mondo che affronta un cambiamento climatico acuto che può risolvere molte necessità umane di base senza immettere altra CO2 nell’atmosfera.

I dibattiti sulla salute globale in occidente deplorano tipicamente il fatto indiscutibile che i paesi poveri soffrono tuttora di malattie croniche e infettive che i paesi ricchi controllano da decenni. Le organizzazioni mondiali della sanità si torcono le mani per le alte percentuali di mortalità infantile e per la mancanza di risorse per far fronte ai disastri naturali in gran parte del mondo [12].

Ma ignorano l’unico sistema sanitaria che concretamente funziona in un paese povero, offrendo assistenza sanitaria a tutti i propri cittadini e a milioni di altri in tutto il mondo. Il complotto del silenzio che circonda il clamoroso successo del sistema sanitario cubano dimostra il disinteresse di quelli che piamente proclamano di essere i più preoccupati.

Come dovrebbero reagire i progressisti a questa finta ignoranza di una soluzione significativa ai problemi sanitari globali? Una reazione razionale deve iniziare dal passare parola sulla Nuova Medicina Globale di Cuba mediante ogni fonte di media alternativi disponibile. Il messaggio deve essere: una buona assistenza sanitaria non è più costosa; la medicina rivoluzionaria è di gran lunga più efficiente in termini di costi che non la medicina controllata dall’industria.

di Don Fitz – 9 dicembre 2012

Note:

1  Don Fitz, “Eight Reasons US Healthcare Costs 96% More Than Cuba’s — With the Same Results,” AlterNet, 9 dicembre 2010.

2  Lee T. Dresang, Laurie Brebrick, Danielle Murray, Ann Shallue, e Lisa Sullivan-Vedder, “Family Medicine in Cuba: Community-Oriented Primary Care and Complementary and Alternative Medicine,” Journal of the American Board of Family Medicine 18.4 (luglio-agosto 2005): 297-303.

3  Richard S Cooper, Joan F Kennelly, e Pedro Orduñez-Garcia, “Health in Cuba,” International Journal of Epidemiology 35 (2006): 817-824.

4  J. Pérez, “Gender and HIV Prevention,” Presentazione di diapositive all’Istituto Pedro Kouri di Medicina Tropicale, Havana, Cuba, 15 maggio 2012.

5  Linda M. Whiteford and Laurence G. Branch, Primary Health Care in Cuba: The Other RevolutionLanham: Rowman & Littlefield Publishers, Inc., 2008.

6  Don Fitz, “Med School Classes Cancelled in Havana,” Black Agenda Report, 14 febbrario 2012

7  John M. Kirk e H. Michael Erisman, Cuban Medical Internationalism: Origins, Evolution and Goals, New York: Palgrave Macmillan, 2009.

8  Don Fitz, “The Latin American School of Medicine Today: ELAM,”Monthly Review 62.10 (Marzo 2011): 50-62.

9  Don Fitz, “Cuba: The New Global Medicine,” Monthly Review 64.4 (Settembre 2012): 37-46.

10 Op. cit.

11  Steve Brouwer, Revolutionary Doctors: How Venezuela and Cuba Are Changing the World’s Conceptualization of Health CareNew York, Monthly Review Press, 2011.

12 Cooper, et al., op. cit.

 

Don Fitz (fitzdon@aol.com) è direttore di Synthesis/Regeneration: A Magazine of Green Social Thought. E’ coordinatore del Partito Verde di St. Louis  e produce Green Time in collaborazione con  KNLC-TV 24.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  http://www.zcommunications.org/why-is-cubas-health-care-system-the-best-model-for-poor-countries-by-don-fitz

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2012 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Da: http://znetitaly.altervista.org/art/8922

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